Intervista a …..

Intervista a Luigi Tamborrino, Presidente dell’associazione Campo Trincerato Roma sul tema della riconversione dei forti militari di Roma.

Nella città di Roma sono molti i forti militari dismessi, chi si occupa della loro gestione?

Ad oggi solo alcune delle proprietà dismesse del demanio militare, sono state date in gestione alle amministrazioni locali attraverso uno specifico atto di trasferimento al demanio comunale.Finalmente con il federalismo demaniale si comincia a ragionare circa la possibile valorizzazione di queste aree per reintegrarle nella vita urbana. In molti casi, purtroppo, questo vasto patrimonio storico-culturale opera del genio militare di fine ‘800, non è visto in un’ottica di riconversione, ma considerato come “sedime” per edificazioni, come sancito da una recente delibera comunale.

Quali sono le possibili destinazioni civili dei forti dismessi?

Le possibilità da questo punto di vista sarebbero tante, possono diventare centri di produzione culturale, spazi museali o semplici luoghi di aggregazione cittadina. Il patrimonio militare dismesso è un tema di grande discussione in tutta Europa, ma purtroppo nel nostro paese persiste la tendenza a considerare questi spazi per la loro redditività economica, in alcuni casi tralasciando la possibilità che queste aree diventino spazi comuni. In altri paesi c’è una maggior sensibilità al recupero di queste costruzioni che sono costate tantissimi soldi pubblici; in Olanda, ad esempio, sono già attivi molti progetti di riconversione. Con l’associazione Campo Trincerato Roma stiamo seguendo diverse tesi di laurea basate sulla riconversione di queste aree e devo dire, con soddisfazione, che le idee non mancano di certo.

Esistono vincoli che non hanno permesso l’integrazione dei forti militari nel tessuto urbano?

Dato il loro valore storico e architettonico, queste aree ricadono nella vincolistica della Sovrintendenza Nazionale anche se questo non ha potuto impedire che la gestione diretta delle forze militari le abbia trasformate per loro necessità e senza controllo alcuno. La loro sorte dunque è dipesa dal tipo di utilizzo militare che hanno avuto, se ad esempio forte Braschi è diventato un carcere forte Bravetta è rimasto sostanzialmente integro. Nel futuro ci auguriamo che la pianificazione per il loro recupero venga inserita all’interno del piano regolatore generale come ambito di programmazione strategica, garantendo una gestione sistemica anche per la grande funzione urbanistica che possono assolvere.

Quali sono i passaggi necessari per attuare questo piano di recupero e riqualificazione?

Essendo in gran parte ancora del patrimonio demaniale militare, è necessario in primis che vengano trasferiti al Comune di Roma in modo da averne una gestione diretta. In secondo luogo è necessaria una bonifica ed il recupero storico-architettonico andando ad eliminare tutte quelle strutture create successivamente per uso militare. Per renderli poi idonei a nuovi utilizzi, sarà necessario operare un adeguamento tecnico-funzionale. E’ quindi fondamentale favorire per tempo il dibattito circa i possibili nuovi utilizzi così da realizzare un recupero utile e funzionale. Per attuare tutto questo le amministrazioni locali devono orientarsi in un’ottica di lungo periodo, in cui, con le dovute alternanze politiche, si possa affrontare questa opportunità in maniera sistemica e non miope. La cittadinanza da questo punto di vista ha capito da tempo l’importanza di questi luoghi e le loro potenzialità, ed ha dato vita a numerosi comitati di quartiere per avanzare proposte e piani di recupero.

Quanto contano la memoria storica e la connotazione politica, nei processi di riconversione urbanistica?

Direi che contano molto considerando che dal dopoguerra ad oggi, anche in assenza di una reale necessità dal punto di vista della sicurezza, questi luoghi nella maggior parte dei casi sono rimasti di pertinenza dei corpi militari. Ognuno di questi luoghi ha una sua memoria storica precedente che chiede di non essere cancellata, penso ad esempio a forte Bravetta dove è stato ucciso Don Morosini. Riutilizzare questi luoghi vuol dire compiere un atto di grande civiltà per trasmettere la memoria ridando vita e senso a strutture che hanno già pesato troppo sulla cittadinanza tutta, sia economicamente che in termini di servitù militari.

Per approfondimenti: www.campotrinceratoroma.it

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